sabato 16 settembre 2017

Ti racconto il mio parto

Domenica 18.06.2017
ore 4.00. Mi alzo a fare pipì come solito ma c'è qualcosa di diverso. Vedo perdite di sangue. Sono a 39+5 e con molta probabilità Isabella ha voglia di farsi conoscere. Torno a letto. Qualche dolorino al basso ventre ma nulla di ché. Scaccio i pensieri e mi riaddormento.

Lunedì 19.06.2017
Mi alzo e vado subito in bagno. Le perdite non sono terminate. Forse per esorcizzare la paura vado a prendere le brioche per colazione e il dolorino, sempre presente, mi accompagna. Mio marito va al lavoro chiedendomi di aggiornarlo e di non esitare a chiamarlo se fosse cambiato qualcosa. Nel pomeriggio le perdite continuano e il dolore aumenta, così provo a prendere coscienza che è arrivato il momento. Finisco la valigia e mi metto sotto la doccia per avere un pò di sollievo. Mi vesto e aspetto mio marito che da un momento all'altro arriverà. Chiama mia mamma e riesco a mentire per non farla preoccupare, si farebbe 200 km immediatamente. "Va tutto bene" le dico, ancora nessuna avvisaglia. Dopo una mezz'ora dall'arrivo di Alessandro decidiamo di andare all'ospedale. Mi ricoverano e mi visitano. Siamo ad un cm. Mi assegnano la stanza. Mi vesto con quello che ho scelto per il parto e mi sdraio un pò sul letto. Le contrazioni sono sempre più dolorose. Opto per una doccia calda, anche se più che calda era tiepida, sarà per quello che non ha funzionato granché. Boule dell'acqua calda sulla schiena. Le dolie arrivano sempre più ravvicinate e dolorose. Andiamo al monitoraggio. "spingi il pulsante quando la bimba si muove". Con il monitoraggio si possono vedere l'intensità e la durata della contrazione. Purtroppo non avendo fatto nulla di preparatorio mi irrigidisco ad ogni scarica. Un dolore lancinante ed intenso che mi attanaglia la pancia se ne va e poco dopo ricompare. Faccio la seconda visita. Siamo a 3 cm. Finalmente possiamo procedere con l'epidurale.

Martedì 20.06.2017
Sono le 00.50. Entriamo insieme in sala parto. Papà si deve vestire, io posso andare. Sala parto I girasoli. Una stanza confortevole con tante uova dipinte alle pareti. Musica new age. La poltrona del parto appare ai miei occhi come enorme, con un numero esorbitante di maniglie. Mi preparano per il catetere dal quale mi somministreranno l'anestesia e poco dopo si parte. La prima alle 2.45. Il dottore tornerà ogni 90 min, alle 4.00 e alle 5.00. Le ostetriche e il dottore ci lasciano ed io e papà rimaniamo soli. Lui si siede al mio fianco su una poltrona e mi copre per bene. Le contrazioni ora sono accettabili. Qualcuna un pò più forte ma tutto umano. Riesco quasi ad appisolarmi. Sono talmente stanca. Ma il pensiero di quel che verrà dopo mi tiene sveglia. Dico al papà di dormire un pò.
Verso le 4.50 le contrazioni si fanno dolorose. Il dottore tarda ad arrivare ma alle 05.15 si presenta e somministra quella che potrebbe essere l'ultima dose di anestesia. Mi visitano sono di 5 cm.  Mi dicono di dover fare l'ossitocina in modo da stimolare le contrazioni e dilatare di più. Guardo fuori dalla finestra un nuovo giorno sta nascendo. Il sole bacia la mia fronte e benedice quello che sarà il giorno del miracolo della vita.
Eccoci le contrazioni sono tornate intense, ravvicinate e dolorose. Cerco di respirare per limitare il male ma durante il picco faccio veramente fatica. Sono le 7.00 il mio corpo mi dice che è ora di spingere, finalmente sono 10cm. E' ora di iniziare. Cambiamo più volte posizione ma non ce ne è nessuna di confortevole. E' Isabella a decidere che il parto si farà a carponi.
Ogni contrazione devo sfruttare il dolore per spingere in modo profondo e prolungato, aiutandomi con il respiro. Sono pervasa da un sentimento di avvilimento. Ho paura di non farcela. Sento molto lontano il momento in cui la bambina uscirà. Le ostetriche mi chiedono di concentrarmi su dolore e respiro. Mi danno l'ossigeno per aiutare sia me sia Isabella.
Guardo papà con gli occhi di chi supplica una fine veloce per questo dolore. Mi dice di continuare che tra poco sarà tutto finito. Stringo i denti e cerco di metterci tutta me stessa. Mi dicono che si vede la testa. Io ho anche il coraggio di contestare e dire che non mi devono prendere in giro, che non è vero. Un'altra spinta. Urlo con forza ed ecco che la testa della piccola è fuori. Fatico a riconoscere l'arrivo delle contrazioni. Il dolore ormai è uniforme. Guardo il monitor. Sento che le ostetriche si muovono in fretta e prendono tutte le cose che servono, allora capisco che questa sarà l'ultima spinta. Eccola che arriva, respiro e spingo. Un istante e la mia bambina è sul tavolo sotto di me con gli occhioni spalancati. Una piccola ET.
Sono le 08.42 del 20 giugno. Guardo papà che piange a dirotto. Io la guardo e guardo lui e riesco solo a sorridere. Ce l'abbiamo fatta: Isabella finalmente è qui con noi. Riesco a girarmi e sdraiarmi e la appoggiano su di me con il lenzuolo verde. E' splendida. Papà avrebbe dovuto tagliare il cordone ma è troppo impegnato a guardarla. Ora la daranno a lui mentre si occupano di me.
E' stata un'esperienza davvero unica: violenta, istintiva. Per i giorni successivi al parto appena chiudevo gli occhi e la mente ripercorreva tutti quei momenti. Ogni singolo istante per non lasciarlo scappare dalla memoria. Conserverò per sempre quella sensazione di umanità selvaggia, di amore incondizionato, di complicità.

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